Dott. Massimo Gargani
Specialista in Endocrinologia
Associazione Medici Endocrinologi (AME) Società Italiana Obesità (SIO)

Il Carcinoma della Tiroide
E’ una neoplasia la cui incidenza si attesta su 4 casi/100.000 abitanti. I carcinomi della tiroide rappresentano lo 0,3% di tutti i noduli tiroidei tuttavia la loro frequenza è sottostimata in quanto essi rappresentano lo 8-20% delle casistiche chirurgiche di pazienti operati per nodulo tiroideo. Inoltre da reperti autoptici non selezionati risulta che i carcinomi differenziati di piccole dimensioni (< 10 mm – carcinoma occulto) sono presenti nel 2,5% della popolazione. Possono essere colpite tutte le età con un rapporto F/M di circa 3:1. Classificazione Dalle cellule epiteliali derivano: le forme differenziate (adenocarcinoma papillare o misto papillare-follicolare e l’adenocarcinoma follicolare) e le forme indifferenziate. Le forme midollari originano invece dalle cellule parafollicolari o cellule C che producono calcitonina (CT). Altre forme di origine non epiteliale sono il linfoma, il fibrosarcoma, il carcinoma epidermoide, il teratoma maligno e i tumori metastatici. Etiologia Esistono fattori predisponenti quali la pregressa esposizione a radiazioni ionizzanti sulla regione del collo. Anche nelle aree affette da carenza iodica sembra ci sia un’aumentata frequenza in assoluto di adenocarcinomi. L’autoimmunità tiroidea non sembra associarsi al carcinoma tiroideo mentre sembra invece esistere una associazione tra tiroidite cronica di Hashimoto e il linfoma della tiroide. La familiarità risulta rilevante solo per il carcinoma midollare (spesso presente nelle sindromi neoplastiche multiple o MEN). Infine la possibilità che oncogeni svolgano una parte nell’etiopatogenesi dei carcinomi tiroidei è sostenuta dal fatto che siano presenti nel tessuto ormonale sotto forma di mutazioni attivanti alcuni proto oncogeni (ras, ret, gsp,trk).
Quadro clinico Esso dipende dal tipo di carcinoma. Nelle forme differenziate si ha di solito il reperto occasionale di un nodulo tiroideo quasi sempre asintomatico. Raramente e solo nelle forme avanzate si possono avere sintomi da compressione o infiltrazione come disfagia, disfonia o dispnea. All’esame obiettivo il nodulo, spesso singolo, si presenta di consistenza nettamente aumentata, mobile sui piani superficiali e profondi mentre nelle fasi avanzate si può avere infiltrazione delle strutture del collo che rendono il nodulo fisso. Nel caso di metastasi i linfonodi del collo in sede latero-cervicale si presentano ingrossati, di consistenza aumentata e fissi sui piani superficiali e profondi.
Diagnosi Essa si basa su un attento esame obiettivo e sulla storia clinica. Il dosaggio degli ormoni tiroidei e del TSH è di scarsa utilità mentre alte concentrazioni di CT circolante è invece patognomonica del carcinoma midollare della tiroide e la sua misurazione è sempre consigliata in presenza di un nodulo tiroideo. Sono di estrema utilità la scintigrafia tiroidea (noduli freddi), l’ecografia e l’agoaspirato.
Terapia La tiroidectomia rappresenta l’approccio terapeutico ottimale seguito da terapia con L-tiroxina e nel caso di focolai di dimensioni superiori al cm oppure i multipli focolai inferiori al cm si ricorre dopo l’intervento chirurgico a terapia radio metabolica (131-I) a scopo ablativo. E’ importante ricordare che la gestione del carcinoma tiroideo deve essere sempre eseguita da medici esperti (endocrinologi) seguendo le linee guida internazionali.